Partiamo da una delle posizioni esistenziali fondamentali dell’Analisi Transazionale che condivido profondamente con Berne (1910/1970) e cioè, io sono ok tu sei ok.
La persona è ok per dirla come Berne, se si piace e accetta gli altri come sono assumendo un modo di esistere sano, che induce ad un comportamento assertivo.
L’AT (Analisi transazionale), utilizzando un linguaggio immediato e comprensibile, vuole essere un metodo per insegnare a crescere, individuando la parte OK in noi e negli altri, scegliendo l’influenza positiva che da loro proviene. Lo scopo pratico è quello di far evolvere la comunicazione reciproca dell’Io sì, tu no (o viceversa, che è la forma non funzionale dello scambio di comunicazione fra gli individui ) all’Io sì, tu sì (che rappresenta lo scambio reciprocamente positivo).
Inoltre condivido pienamente nel mio lavoro, nel rispetto del paziente, che ognuno di noi è unico, irripetibile, speciale. Cioè ognuno di noi, nel corso della propria vita, costruisce e organizza in modo unico e irripetibile il significato delle cose sulla base delle proprie caratteristiche biologiche, delle proprie emozioni, delle esperienze e dell'ambiente in cui cresce e si trova. La nostra unicità consiste nella profondità, nella capacità di scegliere e di decidere, di agire e di creare.
io sono ok
tu sei ok
Dopo aver instaurato un rapporto di fiducia e alleanza fra terapeuta e paziente, lo strumento principale per promuovere il cambiamento è costituito dal contratto terapeutico cioè un contratto bilaterale di crescita e cambiamento.
È la persona, guidata dal terapeuta, ad essere responsabile del proprio cambiamento, dandosi obiettivi condivisi, raggiungibili e concordati esplicitamente.
Berne, fondatore dell’Analisi Transazionale, nel 1967, sostiene che la terapia deve promuovere l’attivazione del cliente verso i cambiamenti che vuole, e questo costituisce un primo passo da subito.
Gli obiettivi devono poi essere raggiungibili in base alle caratteristiche del cliente e del terapeuta (Steiner, 1974), e non confusi con aspettative magiche o false o che mirano alla sola comprensione del problema senza fornire delle alternative perseguibili per quel cliente.
Attraverso il contratto e la formulazione di un piano di trattamento con obiettivi e scopi (Makover, 1999), il terapeuta e il cliente monitorano gli effetti del trattamento e della sua efficacia.
Winnicott (1950;1970) individua il principale fattore curativo nella psicoterapia, non tanto nell’interpretazione dei meccanismi interni, ma nel modo in cui lo spazio terapeutico offre le cure genitoriali che sono mancate nello sviluppo emotivo e psichico del paziente, appagando i bisogni naturali durante lo sviluppo dell’individuo.
Il compito della terapia diviene quello di compensare i fallimenti parentali supportando il paziente con disponibilità, attenzione, empatia, comprensione, permettendo al sé del paziente di continuare a crescere laddove interrotto.
Se da una parte questi modelli sono serviti a comprendere come sia proprio la relazione fra paziente e terapeuta ad essere elemento fondamentale di cura, dall’altra parte i modelli ispirati alle relazioni oggettuali (Bolwby; Mahler; Sullivan; Winnicott) ci hanno rivelato quanto sia importante la qualità delle prime esperienze relazionali nella vita per la spiegazione della psicopatologia ma anche della personalità di ognuno.
Sempre secondo Winnicot, lo sviluppo di un sé sano dipende da quello che lui ha definito come atteggiamento materno sufficientemente buono riferendosi al contenimento affettivo della madre e delle altre figure importanti sin dall’inizio della vita dell’individuo. Per Winnicot gli esseri umani riconoscono il valore della vita e il loro benessere in funzione della qualità e quantità di rifornimenti forniti dall’ambiente alla nascita e nelle prime fasi dell’esperienza di ciascun bambino (1971).
Si tratta di un approccio integrato fra diversi modelli per il trattamento in particolare dei disturbi d’ansia, di personalità, di depressione.
Ideato da Young (1990-1999) è un trattamento facilmente applicabile che mira ad individuare le modalità disfunzionali della persona che si sono originate nell’infanzia e a trovare modalità più funzionali da sostituire attraverso un lavoro su un piano più razionale e in parallelo un lavoro emotivo a partire dal passato.
Si adatta alle persone con disagi cronici che non hanno trovato beneficio dalle terapie precedenti (non solo psicologiche) utilizzando tecniche immaginative, cognitive e comportamentali allo scopo di trovare modalità di funzionamento della persona più soddisfacenti.